In ritardo, banale ma dovuto mi appresto a salutare Camilleri.
Ti ho conosciuto tardi nel 2006 a Copenaghen dove una Bergamasca leggeva l’ibrida lingua mista di italiano, siciliano e viganese. Mi chiesi chi fosse quel pazzo che scriveva in quel modo. Ma la passione dell’amica bergamasca mi trascinò a leggerti.
Nel finale del mio primo libro prendo delle distanze tra la mia e la tua bravura per non offenderti. Montalbano mi ha accompagnato e insegnato tante cose sulla tua Sicilia. “Il casellante” mi ha fatto capire più di mille documentari cosa la mafia fosse e come fosse nata in un’isola così dignitosa.
Grazie di tutto. Lascia qui la mia invidia per la tua capacità di scrivere.