400 Parole al giorno 16/28

Articolo 16 di 28

Chiacchiere in ufficio (quarta ed ultima parte)

“Ci sono persone più forti che risultano molto inattaccabili alle pressioni della loro intimità, ma ci sono anche persone deboli che devono essere tutelate e protette. Una donna affetta da HIV perché è stata contagiata mentre faceva l’infermiera, oltre alla sua situazione patologica, potrebbe essere vittima di fraintendimento sulla sua vita sessuale da parte di qualche ignorante. Ed ecco che trova una scritta sul palazzo che dice: “È quello che ti meriti puntini puntini”.

“Penso sempre che la libertà comporti delle responsabilità e la responsabilità di chi ha la necessità di custodire i dati per la propria attività deve andare di pari passo per il possibile danno che costituirebbe la violazione di queste informazioni. Noi abbiamo acquisito dei dati e la fiducia a noi concessa va di pari passo con la cura con cui custodiamo tali informazioni”. 

“Anna ma hai veramente raccolto queste informazioni in un paio di minuti?” chiese Piero sempre stupito dalla capacità della sua collega di assorbire dati.

“No, sono onesta, li ho guardati ieri sapendo che sarò coinvolta dal capo come tutte le volte che ha bisogno di informazioni necessarie per prendere decisioni. Tra una sbirciata alle tue foto mentre non c’eri e un caffè ho visionato un po’ di siti” disse mentre puliva la sua scrivania dalle briciole e dispensava un occhiolino di intesa a Luca.

“Come le foto!? ma le hai guardate davvero?”

“No Piero, non lo avrei mai fatto, ma dovresti salvaguardare appunto la tua privacy e mettere la password sul tuo pc. Se sei negligente verso la tua privacy, qualcuno potrebbe immaginare che tu lo sia anche verso i dati a te affidati.”

L’idea del racconto sopra parte da alcuni passaggi del libro “Educare alla rete, l’alfabeto della nuova cittadinanza nella scuola digitale” dove il Presidente del Garante Antonello Soro ha dichiarato quanto segue che riporto e condivido. In una società che compra e vende informazioni e fa diventare merce la stessa persona alla quale si riferiscono i dati, la tutela della privacy diventa sempre più una questione di libertà. Si tratta di valori fondamentali che devono in primo luogo essere trasmessi ai giovani – i cosiddetti “nativi digitali” – che più di altri possiedono le capacità per accedere e sfruttare in modo sempre più dinamico le opportunità offerte dalla società digitale. Usano computer, smartphone e tablet come pratiche abituali per comunicare con i coetanei, accedere alle informazioni, auto esporsi aggiornando continuamente i propri status, postando commenti, pubblicando foto o video ed immettendo on-line una quantità impressionante di dati personali che rivelano pensieri, emozioni, abitudini, amicizie.

Occorre invertire la rotta ed evitare che i giovani siano sfruttati e percepiti soltanto come consumatori passivi di tecnologia, incoraggiandoli a comprendere i principi fondamentali e, soprattutto, i rischi (sempre più invisibili) che si corrono. Così come non lasciamo cartelli per avvertire i ladri dell’assenza da casa, allo stesso modo dovremmo imparare ad evitare di lasciare minuziosi dettagli sui nostri spostamenti sui social network; così come ci hanno insegnato a non dare confidenza agli sconosciuti, egualmente dovremmo evitare di inserire i dettagli delle nostre vite, soprattutto se intimi, su Internet. La scuola potrebbe svolgere un ruolo di primo piano, prevedendo specifici progetti educativi nell’ambito dei programmi scolastici che insegnino ai giovani il modo di confrontarsi costruttivamente con le nuove forme espressive offerte dalla Rete, al fine di promuovere una gestione consapevole di tutti gli aspetti della propria vita che vengono consegnati al mondo on-line.

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