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Il giornalista perduto (quarta parte)
“Signor Rigamonti si calmi. Non è un processo ma una constatazione di possibile infrazione. In ogni caso dove pensa che finisca il diritto di cronaca ed inizi il diritto alla privacy? Qual è la linea di demarcazione tra questi due diritti fondamentali?” chiese il secondo dei due.
Roberto non aveva mai compreso la privacy e ricordava le litigate con il consulente e l’avvocato del giornale. Al diavolo, le persone dovevano sapere pensò. Non si sarebbe fatto incastrare da questa messinscena. “Signore, mi spiace ma non credo che la sua linea di demarcazione sia un punto in discussione nella libera stampa.”
“Mio caro” incalzò il vecchio “quello che lei sostiene è molto pericoloso. Come il diritto di cronaca e di denuncia, aggiungo, determinano lo stato di libertà di un paese, anche il diritto alla privacy lo fa. Come sarebbe un paese se i suoi membri fossero preoccupati della possibile violazione della loro dignità? La libera stampa ha difeso i deboli dalle oppressioni dei più forti; che senso avrebbe allora se questo strumento andasse a violare la privacy e la dignità dei deboli che potrebbero essere a disagio per le proprie scelte di vita? La linea di demarcazione non è semplice ma esiste, è necessaria e deve essere conosciuta.”
“Beh, uno non dovrebbe essere preoccupato per le sue attività sessuali se queste fossero appropriate e non dovrebbe temere per le proprie scelte religiose”.
A questo punto intervenne il più giovane che Roberto cominciava a pensare essere non una seconda linea ma un vero e proprio tarlo: “Rigamonti, la dignità delle persone come la libertà di espressione va difesa nei più deboli. Lei sa bene che una persona di carattere non si farebbe mettere i piedi in testa da nessuno ed esprimerebbe le sue idee come lei fa. Ma una persona debole verrebbe colpita se la società civile non ponesse un limite invalicabile per la sua intimità. Non ci può essere un paese civile se tutti i suoi membri non si sentissero in grado di esporre le proprie idee e sapessero che la propria dignità non è altrettanto protetta.”
“La perdita del diritto di intimità, privacy appunto, non può essere impunemente violato per un altro diritto.”
“La dignità è seconda al diritto di cronaca secondo me Signore. Non ho dubbi su quello che sto dicendo e penso che il diritto alla dignità sia una bella scusa per impedire alle persone di sapere” disse lapidario Roberto.