400 Parole al giorno 12/28

Articolo 12 di 28

Il giornalista perduto (sesta ed ultima parte)

“Capisco Roberto e ci dispiace. Come vede la sua intimità è stata violata e in questo modo lei ha potuto essere ricattato. Riesce ora a capire quanto la libertà di privacy sia importante?”

“Sì signore” fu la risposta di Roberto, turbato ma libero dal suo peso. Ora legga il trafiletto scritto sulla sua morte che uscirà domani sul giornale per il quale ha lavorato ultimamente”. 

Titolo: Redattore del Cronacainfame trovato morto.

Sottotitolo: gli eccessi la causa primaria riscontrata dal medico legale.

Il corpo privo di vita di Roberto Franco Rigamonti è stato trovato nel suo appartamento dal collega e capo redattore nonché caro amico Malcom Riva. Il giornalista era atteso alla sede del giornale per la consueta giornata di lavoro ma non vedendolo arrivare il capo redattore ha deciso di verificare di persona cosa stesse accadendo. Non ricevendo risposta una volta giunto all’appartamento, Malcom e altri due colleghi hanno forzato la porta e una volta entrati hanno potuto solo constatare la morte del giornalista molto apprezzato per la sua penna violenta e senza scrupoli che da tempo esaltava i fan del giornale. Il medico legale ha stabilito che Rigamonti è morto in seguito ad un infarto causato sicuramente dagli stravizi a cui era avvezzo. Acerrimo nemico della frangia politica attualmente al potere Roberto si è sempre fatto riconoscere per la sua libera scrittura e per la sua vita fatta di eccessi trascorsa al famoso locale di spogliarelliste Creme Caramel.

I colleghi sentiranno la sua mancanza.

Roberto con il volto coperto di lacrime alzò lo sguardo dallo scritto che gli era stato fornito.

“Roberto, riscriva quell’articolo sistemandone la privacy. Penso che ora lei abbia capito il punto. Ad onore di cronaca sappia che la donna che lei amava e di cui si fidava era in combutta con il marito che era il burattinaio di tutti i politici che lei stava inseguendo. Lei è stato manipolato a dovere. Mi spiace ma forse si sentirà meno colpevole.”

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La problematica del diritto alla privacy verso il diritto di cronaca è trattata in modo capillare e delicato. È forse nata con il diritto di cronaca visto che il primo a portarlo all’attenzione su una rivista specializzata nel settore legale, fu l’avvocato Samuel Warren, nel lontano 1890 a Boston. Nel libro Privacy e giornalismo edito dal Garante e curato da Mauro Paissan, ci sono dei passaggi che hanno dato origine alla fantasiosa novella sopra.

Li riportiamo. Se si riflette sui casi analizzati, ci si avvede che siamo di fronte a situazioni che toccano nel profondo la persona e la sua dignità, dunque un valore che non può essere impunemente sacrificato a nessun altro. Il diritto di informazione ha il suo fondamento nella libertà di manifestazione del pensiero, nella libertà di comunicazione, e non può, quindi, essere considerato come se si trattasse di un interesse prevalentemente del giornalista. La sua ragione si trova piuttosto nel diritto di sapere dei cittadini, nella trasparenza che deve caratterizzare ogni sistema democratico. Ma libertà di comunicazione, diritto di sapere, trasparenza non possono mai cancellare il bisogno di intimità, l’esigenza di “ritirarsi dietro le quinte”, soprattutto il diritto di costruire liberamente la propria sfera privata, di sviluppare liberamente la personalità, di veder comunque rispettata la propria dignità.

400 Parole al giorno 11/28

Articolo 11 di 28

Il giornalista perduto (quinta parte)

“La dignità è seconda al diritto di cronaca secondo me Signore. Non ho dubbi su quello che sto dicendo e penso che il diritto alla dignità sia una bella scusa per impedire alle persone di sapere” disse lapidario Roberto.

Il vecchio prese le parole con un cenno come a voler calmare le acque che in quel luogo non potevano essere agitate.

“Roberto, posso chiamarla Roberto? Quando ha perso la sua dignità? Quale evento nella sua vita recente appena conclusa le ha fatto smarrire questo punto nella sua persona?”

La domanda colpì Roberto. Forse il luogo, forse la situazione nuova, ma ciò che il vecchio gli aveva chiesto portò la sua attenzione su un episodio il cui ricordo era stato da lungo tempo seppellito.

“Cosa mi sta chiedendo?” disse con voce quasi impercettibile.

“Sono interessato a capire quando le è successo di aver smarrito questo diritto che sembra poco importante per lei.” 

Roberto cominciò a tremare. Il ricordo si faceva sempre più chiaro nella sua mente e la sua necessità di parlarne irrefrenabile. “Ero al Veritàsempre! e credevo in quello che facevo. Avevo cominciato a frequentare una donna sposata che infelice della sua relazione con il marito, un ricco imprenditore della città, era caduta tra le mie braccia. Era un amore impossibile, ma non per questo meno bello. Avevamo in programma di sistemare le cose, lei voleva separarsi. In quel periodo stavamo seguendo una pista di corruzione su un grosso appalto e riguardante una grossa porzione dei politici della città, sarebbe risultato in uno scandalo di proporzioni enormi e avrebbe portato a galla altro torbido. Avevamo molte informazioni ma non una certezza tale che potesse permetterci di pubblicare una serie di articoli di denuncia. Lavorando duramente trovai la mia “gola profonda” che mi fornì delle evidenze indiscutibili. Quella sera mi recai a festeggiare prima di dedicarmi al numero che sarebbe uscito nel fine settimana e che avrebbe denunciato tutti i componenti della fraudolenta gara di appalto per milioni di euro. Venni avvicinato da un tipo molto elegante, ma losco nel trattare. Mi disse che era in possesso di foto compromettenti che ritraevano me ed Elena, la donna di cui vi ho accennato. Disse che avrebbe volentieri consegnato foto e negativi ad una terza parte se io avessi fatto lo stesso con le prove in mio possesso. Non ebbi scampo e cedetti al ricatto. Tutta l’inchiesta si sciolse come neve al sole ed io, avendo perduto la mia dignità, mi licenziai e persi tutti i contatti con il mondo giornalistico che tanto avevo coltivato. Avevo bisogno di un lavoro e sapevo fare solo il giornalista, mi recai quindi al Cronacainfame e cominciai a professare quel giornalismo da urlo che tanto avevo biasimato tempo addietro. Inutile dire che ciò di cui mi occupavo non mi desse soddisfazione, iniziai a bere e tanto anche, il resto lo potete vedere, eccomi qui, morto per un infarto causato da una vita di eccessi che avevo scelto di fare per sfuggire alla vergogna”.

400 Parole al giorno 10/28

Articolo 10 di 28

Il giornalista perduto (quarta parte)

“Signor Rigamonti si calmi. Non è un processo ma una constatazione di possibile infrazione. In ogni caso dove pensa che finisca il diritto di cronaca ed inizi il diritto alla privacy? Qual è la linea di demarcazione tra questi due diritti fondamentali?” chiese il secondo dei due.

Roberto non aveva mai compreso la privacy e ricordava le litigate con il consulente e l’avvocato del giornale. Al diavolo, le persone dovevano sapere pensò. Non si sarebbe fatto incastrare da questa messinscena. “Signore, mi spiace ma non credo che la sua linea di demarcazione sia un punto in discussione nella libera stampa.”

“Mio caro” incalzò il vecchio “quello che lei sostiene è molto pericoloso. Come il diritto di cronaca e di denuncia, aggiungo, determinano lo stato di libertà di un paese, anche il diritto alla privacy lo fa. Come sarebbe un paese se i suoi membri fossero preoccupati della possibile violazione della loro dignità? La libera stampa ha difeso i deboli dalle oppressioni dei più forti; che senso avrebbe allora se questo strumento andasse a violare la privacy e la dignità dei deboli che potrebbero essere a disagio per le proprie scelte di vita? La linea di demarcazione non è semplice ma esiste, è necessaria e deve essere conosciuta.”

“Beh, uno non dovrebbe essere preoccupato per le sue attività sessuali se queste fossero appropriate e non dovrebbe temere per le proprie scelte religiose”.

A questo punto intervenne il più giovane che Roberto cominciava a pensare essere non una seconda linea ma un vero e proprio tarlo: “Rigamonti, la dignità delle persone come la libertà di espressione va difesa nei più deboli. Lei sa bene che una persona di carattere non si farebbe mettere i piedi in testa da nessuno ed esprimerebbe le sue idee come lei fa. Ma una persona debole verrebbe colpita se la società civile non ponesse un limite invalicabile per la sua intimità. Non ci può essere un paese civile se tutti i suoi membri non si sentissero in grado di esporre le proprie idee e sapessero che la propria dignità non è altrettanto protetta.” 

“La perdita del diritto di intimità, privacy appunto, non può essere impunemente violato per un altro diritto.”

“La dignità è seconda al diritto di cronaca secondo me Signore. Non ho dubbi su quello che sto dicendo e penso che il diritto alla dignità sia una bella scusa per impedire alle persone di sapere” disse lapidario Roberto.

400 Parole al giorno 9/28

Articolo 9 di 28

Il giornalista perduto (terza parte)

I membri, non sempre gli stessi, conoscono il soggetto e possono valutare obbiettivamente l’operato di un addetto stampa quale lei è. È una sorta di cura che hanno alcune categorie selezionate. Questo non costituisce una agevolazione ma semplicemente la possibilità di una corretta valutazione.” “Beh allora saprete che è normale che un giornalista abbia delle idee politiche e faccia il tifo per un partito piuttosto che per un altro?” disse Roberto convinto della sua difesa.

Il secondo personaggio fino ad allora in silenzio disse: “Sì, anche se volendo essere fiscali non è proprio corretto. Ma vede, la commissione non si sostituisce ad una deontologica come quella presente sulla terra. No, qui vediamo se ci sono dei peccati, delle azioni che hanno creato un danno profondo. Un danno profondo è un omicidio o un furto che ha cambiato la vita di qualcuno perché ha causato a quella persona qualcosa di irrimediabile. Se nella sua carriera ci sono stati articoli tendenziosi non sono materia di questa commissione”.

“Bene, allora di cosa stiamo parlando?”

“Dunque qualcosa ci sarebbe” disse il vecchio togliendosi gli occhiali. “Ci sono ripetute violazioni della privacy in molte delle sue attività giornalistiche. Tre anni fa un cittadino che aveva provocato un incidente stradale venne citato in un suo articolo. Per colmare il trafiletto lei aggiunse che apparteneva ad una comunità religiosa particolare e sempre a scopo riempitivo, sostenne che la comunità religiosa era oggetto di attenzione da parte degli investigatori. Quello che non sa è che in seguito, dovuto al suo articolo, la posizione del soggetto all’interno della comunità religiosa si incrinò e sorsero incomprensioni tali che la stessa comunità decise di mandarlo via per proteggere il resto del gruppo ma soprattutto la sua immagine. La persona perse il suo posto e in seguito anche la moglie si separò per l’inclinazione che la vicenda aveva preso. Tutto era comunque cominciato con un articolo che violava la privacy della persona.” 

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“Mi appello al diritto di informazione, Signore!” Disse Roberto molto sicuro di sé ed oramai calato nella parte del Perry Mason. “Il diritto di informazione è un diritto che costituisce il fondamento di qualsiasi democrazia. Le persone devono sapere cosa accade intorno a loro. È parte del nuovo corso democratico che pian piano sta prendendo piede in ogni paese che pretende di scrivere il proprio nome nell’albo dei paesi civili e democratici.”

“Signor Rigamonti, si calmi”.

400 Parole al giorno 8/28

Articolo 8 di 28

Il giornalista perduto (seconda parte)

Roberto rimase interdetto per la situazione, e sebbene non fosse preoccupato del tempo che scorreva, voleva sapere dove si trovasse e cosa stesse succedendo. “Mio caro signore, lei è arrivato alle porte del Giudizio ultimo. Io ho indicazione per qualsiasi persona, ma per alcune categorie mi servono delle commissioni a parte. Politici, divi del cinema, giornalisti e altre ancora che non sto ad elencarle. Non mi chieda perché. Io eseguo solo gli ordini. La commissione verrà pronta a breve e lei si deve accomodare lì” il dito dell’addetto indicava una sedia apparsa non si sa da dove, ma la cosa strana fu che Roberto si ritrovò seduto senza poter resistere in nessun modo. Il lungo tavolo era leggermente più alto della sua sedia e in un tempo che non riuscì assolutamente a stimare, la commissione si materializzò.

Erano solo due persone. Inforcati gli occhiali il più anziano cominciò a leggere: “Roberto Franco Rigamonti, questa commissione prenderà in esame il suo operato di giornalista. Altre attività della sua vita terrena non sono di competenza in questa seduta. Alcune vicende esterne alla professione potranno essere tenute in considerazione come attenuanti se in qualche modo la commissione ne riscontrerà la coerenza.” “Lei, dopo alcuni anni passati al Veritàsempre! come redattore capo, è poi passato come responsabile di cronaca e cronaca nera al Cronacainfame. Sembra che abbia prodotto una incredibile quantità di articoli sulle vicende della sua città”. “Sì in effetti sono fiero di aver servito la mia comunità con costanza,” rispose Roberto e subito si stupì di ciò che aveva detto. Di fatto dell’immagine di cronista rampante non gliene era mai fregato più di tanto. “Signore!” disse l’anziano che gli aveva posto la domanda, “deve rivolgersi ai membri della commissione usando il Signore. È una buona abitudine e ci teniamo mantenerla.” E continuò: “Vedo articoli su alcuni scandali economici riguardanti una fazione politica della sua città, ma quasi nessuno riguardante la fazione opposta. Ha una spiegazione?” “Beh, Signore, ho ritenuto che una fazione fosse particolarmente disonesta e politicamente corrotta da costituire un importante filone da seguire e da denunciare alla pubblica opinione. Era parte delle mie competenze.” “In ogni caso, signore, sarebbe per me più facile agevolare la commissione se comprendessi il suo scopo.” “Pensavo fosse chiaro. Le attività di giornalismo vengono valutate da questa commissione che ha al suo interno membri che sono stati giornalisti.

400 Parole al giorno 7/28

Articolo 7 di 28

Il giornalista perduto (prima parte)

Era mattina tardi e Roberto faticava a svegliarsi. Era dovuto alle ore piccole che aveva fatto e all’abuso di alcool che consumava quasi regolarmente ogni giorno alla fine del suo lavoro, dalle due alle cinque di mattina. Quando il giornale andava in stampa era solito portarsi al Creme Caramel e annegare nel vino o birra che fosse le fatiche del suo lavoro da giornalista. Era poi difficile alzarsi prima di mezzogiorno. Ma quel giorno erano le tre di pomeriggio e sebbene il suo telefono cellulare stesse suonando non riusciva proprio a svegliarsi. Ed era strano che riuscisse a vedere il proprio corpo disteso con piena consapevolezza, ma che sebbene ne avesse l’intenzione questo non seguisse le sue disposizioni. Non era preoccupato di questa situazione ma annoiato.

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Ad un certo punto intorno alle sei di pomeriggio la porta fu aperta forzatamente e Malcom il vicecapo redattore e suo amico storico, irruppe nella stanza constatando che il corpo di Roberto era privo di vita. Dovette allora comprendere che lui, la vita, erano qualcosa di distinto e in questa nuova dimensione strana e molto particolare, aveva qualcosa da fare. Sentiva che c’era una sorta di scadenza, come quando doveva finire un articolo e Malcom lo chiamava a rapporto per inserirlo nella sua rubrica di cronaca nera; era consapevole di una scadenza, di un appuntamento. Fu in quel momento che una luce lo abbagliò sul davanti invitandolo in modo quasi gentile a cui non poteva resistere, ad una ascesa verso l’alto. In un tempo non facile da stimare si trovò in mezzo ad una lunga fila di persone in uno scenario poco chiaro, in cui preoccupazione o altre emozioni erano inesistenti. Per esempio, nonostante la lunga fila non c’era quella protesta naturale che sorgeva per il tempo perso. Vero era che lui in quelle situazioni abusava del suo tesserino da giornalista e in tono perentorio scavalcava la fila portandosi alla prima posizione incurante se qualcuno protestava o no. Ma lì non solo non trovava il suo tesserino, ma era poco interessato a correre al primo posto. Era circondato da una pace e tranquillità che gli permettevano di stare in fila e procedere tutto sommato speditamente.

Finalmente arrivò il suo turno. L’addetto guardò l’elenco che veniva spuntato e si fermò un attimo come impreparato. “Lei è Roberto Franco Rigamonti?” “Sì”, risposte Roberto che poco amava l’uso del suo nome completo. “Era un giornalista?”  “Certo, lo sono ancora” rispose quasi scocciato. “Beh, quello che lei è ora a me non interessa. Devo invitarla a sedersi perché non sapevo del suo arrivo e devo chiamare la commissione”.

400 Parole al giorno 6/28

Articolo 6 di 28

Un grande computer (seconda parte)

Sono il Colonnello Von Klouse e sono l’ufficiale di collegamento di questo progetto con i tecnici americani che da domani arriveranno in Germania”. Il colonello guardava il materiale scaricato con grande ammirazione. “Questo è un grande progetto e voi dovreste sapere in quale grande passo state venendo coinvolti. Le apparecchiature che qui vedete costituiscono un grosso e costoso sistema meccanografico costruito dalla IBM che ha deciso di usare la grande Germania per testarne l’efficacia.” Otto e Franz sempre sull’attenti non avevano la minima idea di cosa fosse un sistema meccanografico, ma non né l’uno né l’altro si sarebbe mai sognato di interrompere la spiegazione dell’alto ufficiale. Ringraziavano il fatto di aver lavorato duramente fino a tardi evitando così delle spiacevoli sanzioni disciplinari per essersi permessi di fare commenti. Il buon lavoro fatto aveva evidentemente impressionato favorevolmente l’ufficiale davanti a loro. “Questa apparecchiatura una volta montata potrà assorbire una quantità di informazioni prima impensabili e soprattutto potrà renderli disponibili in un tempo ritenuto impossibile in precedenza. Noi inseriremo al suo interno i nomi di tutte le persone che sono nemici della patria, persone che sono di origine ebrea, zingari e ogni tipo di umanoide che non rappresenta lo standard della razza ariana. Avremo indirizzi, attività e conti correnti inseriti in esso, collegamenti e collaborazioni ed in breve potremmo smantellare intere reti di antagonisti alla grande Germania.” Mentre parlava i suoi occhi brillavano di luce propria, come un artista che descrive la scultura da creare. “Questo progetto sarà il fiore all’occhiello della rete investigativa della prossima polizia che il Fuhrer vuole realizzare.” Otto e Franz lavorarono ininterrottamente tutta la notte spronati dall’importante progetto in cui erano stati coinvolti anche fosse solo per scaricare e sistemare, e per evitare eventuali ripensamenti da parte di Von Klouse sui loro commenti inopportuni. Il sistema andò in funzione nel periodo programmato.

Il sistema meccanografico IBM a schede perforate venne effettivamente realizzato in Germania a seguito di un piano emanato nel 1933 dal governo per schedare tutti gli ebrei e gitani e altri gruppi ritenuti indesiderati da Hitler. Il sistema costituì un importante passaggio di quella che è storicamente riconosciuta come la Shoah. La prima schedatura della storia si materializzò nelle mani del più pazzo 30 progetto dei tempi moderni. (fonte IBM and the holocaust di Edwin Black).

Eleanor Roosevelt promotrice dei Diritti Umani

La Dichiarazione dei diritti universali approvata dalle Nazioni unite nel 1948 prende forma dall’osservazioni delle atrocità commesse durante la Seconda guerra mondiale. I trenta diritti ritenuti inalienabili tra cui il diritto ad un Equo processo, allo Studio, comprendono anche il diritto alla Privacy.

400 Parole al giorno 5/28

Articolo 5 di 28

Un grande computer (prima parte)

Quel giorno erano stati assegnati al compito di scaricare delle immense casse e posizionarle secondo la logica di un disegno che gli era stato consegnato, all’interno di un capannone specificamente designato. Le casse erano posizionate su rimorchi che poi sarebbero stati spostati una volta svuotati. Otto e Franz cominciarono a spostare una cassa dopo l’altra, casse che oltre a pesare erano state dichiarate molto delicate.

Il sergente si era assicurato che capissero l’importanza della disposizione delle scatole e della cura con cui avrebbero dovuto maneggiare le parti in esse contenute. Avevano due giorni di tempo per sistemare la merce e avrebbero anche dovuto eliminare l’imballo formato da pesanti assi di legno così sbarazzarsi del materiale riempitivo usato per proteggere il carico, questo significava carta e paglia in quantità. Non c’era da perdere tempo.

Dopo mezza giornata Franz si rese conto che il lavoro sarebbe stato immane, scaricare le casse senza un ordine prestabilito avrebbe significato più tempo e questo era dovuto alla quantità di scarti che dovevano ammassare e che già stavano creando intralcio ai movimenti. Decise quindi di partire dalla cassa da posizionare nel punto più remoto del capannone assegnato, aprirla e lasciare il materiale nel posto corretto per passare a quella successiva. Avevano perso del tempo ma ad Otto e Franz il lavoro non faceva paura. Arrivati a sera inoltrata avevano recuperato la mattinata persa e la metà delle apparecchiature da montare erano oramai posizionate.

Decisero quindi di fermarsi per il loro rancio che oramai freddo era appoggiato su un tavolo. Quando una persona non comprende lo scopo delle disposizioni ricevute è incline al biasimo o alla critica nei confronti delle stesse. Per cui mentre il pasto veniva consumato non si trattennero dal commentare la strana attività che stavano facendo da molte ore oramai.

E mentre il pasto, freddo ma pur sempre apprezzato, veniva consumato e le chiacchiere indirizzate proprio alla stranezza del progetto si perdevano nell’immenso capannone, un ufficiale apparve alle loro spalle. “Soldati attenti!” ordinò. I due schizzarono in piedi consapevoli che il loro parlare senza riserve poteva dare adito a ripercussioni di carattere disciplinare. La rigidità dell’esercito era parte della potente aspettativa del Fuhrer e dei suoi progetti. “Ho sentito i vostri commenti sul lavoro che state svolgendo e se non foste stati così accurati prenderei seri provvedimenti verso di voi. In effetti mi aspettavo che la disposizione dei materiali prendesse molto più tempo.

400 Parole al giorno 4/28

Articolo 4 di 28

Furto di te (quarta parte)

Stordita e spaventata dalla possibilità che il suo “viaggio” potesse essere scoperto dal marito corse dalla cucina alla sala a recuperare i codici dal cassetto portandosi dietro il portatile. Recuperò quanto richiesto dalla gentile interfaccia e digitò i dati. Convinta di aver sistemato il tutto dopo poco una nuova richiesta. “Scriva il codice alla riga 456 per conferma della sua identità per favore.” Aveva cercato quanto richiesto riuscendo in un brevissimo tempo a rispondere. Era rimasta incollata allo schermo sperando che tutto fosse finito ma dopo pochi secondi un nuovo messaggio apparve: “Preferisce confermare la sua identità tramite codice sms che le invieremo o ci fornisce altro codice?” No! un messaggio sul cellulare del marito l’avrebbe fatta scoprire. Opzione due. “Scriva il codice presente sul cartoncino arancio alla riga 323”. Cartoncino arancio. E dove si trova? freneticamente ispezionò altre buste fino a che il cartoncino apparve sotto altre carte. Rigo 323 codice %34%, velocemente lo digitò ricevendo finalmente la chiusura della chat. “Grazie e buona giornata e lei. “

Sistemò il cassetto del marito come se non fosse mai stato aperto e tornò alle sue faccende. In serata, finita la cena consumata con il marito, mentre si apprestava a sciacquare i piatti (suo marito si era rifiutato di comprarle la lavastoviglie perché troppo costosa), aveva iniziato a sentire una serie di commenti straniti del marito che aumentavano di intensità e volume riducendosi in una sola sillaba: “NOOOO”. L’intero importo nel conto cifrato era sparito. Trasferito su un conto offshore e come confermato dal servizio clienti, conto cifrato assolutamente irrintracciabile. Scoprire cosa era successo era stato solo questione di qualche giorno in cui Isa aveva vissuto ai limiti del terrore. Riccardo era un collerico e molti ninnoli della casa erano stati lanciati fracassandosi contro le mura. Il matrimonio si era concluso in 2 mesi dopo che il marito si era informato se potesse denunciare la moglie, cosa che non avrebbe potuto fare senza rivelare la segretezza del tesoro accumulato.

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Il furto di identità coinvolge oggi più di 20.000 persone all’anno in Italia. I danni economici non sono però correttamente stimabili.

400 Parole al giorno 3/28

Articolo 3 di 28

Furto di te (terza parte)

Il tempo che Isa cominciava a dedicare alla sua tastiera copriva una grossa fetta della giornata e con l’intento di scoprire nuove ricette e nuove idee non disdegnava di navigare all’interno del mondo digitale come Alice nel paese delle meraviglie. Del resto, altre amiche che avevano la sua stessa sindrome da abbandono avevano allacciato rapporti più diretti con altri uomini diventando testimonial della miglior “chat” nella provincia fuori dal web: il pettegolezzo. Isa non 19 era però mai stata attratta da rapporti con altri uomini e il rapporto digitale non lo sentiva così sterile come qualcuno di questi psicologi da quattro soldi riportavano proprio sul web. E poi c’era la scoperta di nuovi siti, nuovi posti dove scoprire cosa si facesse e di cosa si trattasse in essi. Un log in, una password ed ecco che una nuova porta si apriva e con esso un nuovo mondo. Era diventata velocissima in log in e log out, ID e password (sempre la stessa) e via a navigare ancora. Un giorno Riccardo la chiamò chiedendole qualcosa di particolare. Era stato eccezionale se nel termine eccezionale prendiamo il concetto che la cosa non si sarebbe ripetuta. Le aveva chiesto di passarle dei codici di accesso che per qualche ragione stava facendo fatica a ricordare. Le aveva fornito l’esatta posizione, un cassetto suo dove aveva sempre richiesto di non sistemare, e l’esatta busta in cui trovare il codice cifrato composto di caratteri e numeri ben più complessi della sua ISA75. Le aveva però fatto piacere entrare nel mondo di suo marito e aiutarlo anche se per una cosa così piccola.

La curiosità le aveva fatto fare il passo successivo: entrare nel sito con un log in complesso sulla maschera seria di questo portale bilingue. Erano apparsi sullo schermo una serie di numeri che poco comprendeva. Aveva infatti impiegato del tempo a capire e altrettanto ad accettare, che il marito avesse sul conto in cui era entrata, 1.957.000 euro.

Ovviamente non avrebbe fatto parola al marito del fatto che era entrata nel “suo” mondo. Non per paura della sua reazione ma per timore che lui volesse di rimando violare il suo. Per cui aveva fatto le sue solite faccende e aveva aspettato per la cena il marito che non aveva orari. Ed era stato allora che il messaggio sul suo portatile le aveva catturato l’attenzione.

“Il suo account 800400500 deve essere chiuso con cura. Per favore riscriva la sua password che ce ne occupiamo noi. Ma sia più accorta la prossima volta”.