400 Parole al giorno 11/28

Articolo 11 di 28

Il giornalista perduto (quinta parte)

“La dignità è seconda al diritto di cronaca secondo me Signore. Non ho dubbi su quello che sto dicendo e penso che il diritto alla dignità sia una bella scusa per impedire alle persone di sapere” disse lapidario Roberto.

Il vecchio prese le parole con un cenno come a voler calmare le acque che in quel luogo non potevano essere agitate.

“Roberto, posso chiamarla Roberto? Quando ha perso la sua dignità? Quale evento nella sua vita recente appena conclusa le ha fatto smarrire questo punto nella sua persona?”

La domanda colpì Roberto. Forse il luogo, forse la situazione nuova, ma ciò che il vecchio gli aveva chiesto portò la sua attenzione su un episodio il cui ricordo era stato da lungo tempo seppellito.

“Cosa mi sta chiedendo?” disse con voce quasi impercettibile.

“Sono interessato a capire quando le è successo di aver smarrito questo diritto che sembra poco importante per lei.” 

Roberto cominciò a tremare. Il ricordo si faceva sempre più chiaro nella sua mente e la sua necessità di parlarne irrefrenabile. “Ero al Veritàsempre! e credevo in quello che facevo. Avevo cominciato a frequentare una donna sposata che infelice della sua relazione con il marito, un ricco imprenditore della città, era caduta tra le mie braccia. Era un amore impossibile, ma non per questo meno bello. Avevamo in programma di sistemare le cose, lei voleva separarsi. In quel periodo stavamo seguendo una pista di corruzione su un grosso appalto e riguardante una grossa porzione dei politici della città, sarebbe risultato in uno scandalo di proporzioni enormi e avrebbe portato a galla altro torbido. Avevamo molte informazioni ma non una certezza tale che potesse permetterci di pubblicare una serie di articoli di denuncia. Lavorando duramente trovai la mia “gola profonda” che mi fornì delle evidenze indiscutibili. Quella sera mi recai a festeggiare prima di dedicarmi al numero che sarebbe uscito nel fine settimana e che avrebbe denunciato tutti i componenti della fraudolenta gara di appalto per milioni di euro. Venni avvicinato da un tipo molto elegante, ma losco nel trattare. Mi disse che era in possesso di foto compromettenti che ritraevano me ed Elena, la donna di cui vi ho accennato. Disse che avrebbe volentieri consegnato foto e negativi ad una terza parte se io avessi fatto lo stesso con le prove in mio possesso. Non ebbi scampo e cedetti al ricatto. Tutta l’inchiesta si sciolse come neve al sole ed io, avendo perduto la mia dignità, mi licenziai e persi tutti i contatti con il mondo giornalistico che tanto avevo coltivato. Avevo bisogno di un lavoro e sapevo fare solo il giornalista, mi recai quindi al Cronacainfame e cominciai a professare quel giornalismo da urlo che tanto avevo biasimato tempo addietro. Inutile dire che ciò di cui mi occupavo non mi desse soddisfazione, iniziai a bere e tanto anche, il resto lo potete vedere, eccomi qui, morto per un infarto causato da una vita di eccessi che avevo scelto di fare per sfuggire alla vergogna”.

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